È sempre più critica la situazione in Pakistan, dove le piogge monsoniche dell’ultima settimana hanno provocato una catastrofe umanitaria che ha coinvolto, secondo gli ultimi dati Onu, oltre 4 milioni di persone. Dalle Nazioni Unite, è arrivato nei luoghi colpiti dalle alluvioni un inviato speciale del segretario generale Ban Ki-Moon per coordinare gli sforzi della comunità internazionale nell’aiuto alla popolazione colpita dalle inondazioni. Nelle zone flagellate dalle alluvioni - le peggiori nel Paese negli ultimi 80 anni - soprattutto nel nordovest e nel centro del Paese, le vittime sono finora 1.500. I senzatetto sono circa 300.000 e molti di loro sono ancora intrappolati nelle zone alluvionate in attesa dei soccorsi che vanno a rilento a causa delle strade bloccate e del crollo di ponti. “Abbiamo urgente bisogno di cibo“, hanno spiegato dal World Food Programme, “80 per cento delle riserve alimentari è stato distrutto dalle inondazioni che hanno causato anche enormi danni alle infrastrutture, alle strade, ai ponti”.
Passano i giorni e cresce la rabbia tra i superstiti che si sentono abbandonati dal governo. Mel mirino, soprattutto il presidente Asif Ali Zardari che ha deciso di proseguire il suo viaggio, prima a Parigi e poi a Londra, nonostante la catastrofe. A Peshawar, nelle aree tribali al confine con l’Afghanistan, la popolazione ha bloccato per un’ora e mezza la strada per Islamabad.
Le previsioni del tempo, intanto, non promettono nulla di buono: “Abbiamo un altro ‘warning’ del meteo nella provincia di Sindh (una delle più popolose), la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente”, ha spiegato il coordinatore degli aiuti umanitari dell’Onu, Martin Mogwanja, spiegando che sono arrivati finora 18 milioni di dollari. (AGI)
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