domenica 1 agosto 2010

CAMPANIA Analisi meteo del nubifragio di Napoli

Atteso dopo un inizio di giornata per lo più accettabile, il maltempo è arrivato sulla Campania. Un autentica bomba d'acqua, un nubifragio che ha sconquassato nella notte l'hinterland napoletano. E la cronaca parla diffusamente delle conseguenze delle forti piogge che hanno accumulato sino a 100mm in poche ore. Ma cosa è successo tecnicamente? Le premesse per temporali di forte intensità ci stavano tutte. Nella saccatura allungata sul Mediterraneo, si distendeva un fronte nuvoloso che, dal Tirreno meridionale raggiungeva i Balcani e il Baltico. Un flusso di aria calda da SO e piuttosto instabile, scorreva inoltre in maniera ortogonale all'orografia della regione. L'alto valore dell'energia potenziale a disposizione era condizione necessaria per l'innesco di forti precipitazioni. In particolare, il coperchio energetico è letteralmente saltato in aria quando sulla zona è transitato un mulinello di vorticià positiva, aumentando il grado di instabilità verticale.
Nel frattempo aria più secca in arrivo dalle alte quote troposferiche si incuneava nella pettinata sciroccale nei bassi strati di diversa natura. Con il forte forcing dinamico, i cumulonembi hanno preso acilmente vigore e, in un ambiente caratterizzato da uno shear verticale del vento favorevole (sino a 20 m/s) i cluster temporaleschi sono andati degenerando in formazioni a mesoscala. Queste disponendosi lungo immaginarie linee (back building squall line) hanno raggiunto il Golfo di Napoli e poi l'entroterra.

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