
Cinquantamila morti accertati. Ma è una cifra che non rende giustizia a una catastrofe dalle dimensioni ancora inesplorate. Port-au-Prince è una città fantasma: i cadaveri sono ovunque. Mancano acqua, cibo, medicine, assistenza sanitaria, corrente elettrica. Gli ospedali, quelli rimasti parzialmente intatti, sono pieni e non accettano più feriti. E adesso si temono saccheggi, rivolte popolari ed epidemie. Il governo di Haiti calcola che il bilancio del sisma, quello ancora non ufficiale, potrebbe già essere di 200.000 vittime. Oltre 15mila cadaveri sono stati ammassati e seppelliti; sono almeno 250.000 i feriti, un milione e mezzo gli sfollati. Continua fortunatamente a salire, invece, il numero degli italiani rintracciati nell’isola dopo il devastante terremoto. Ieri però è arrivata la conferma della prima vittima italiana - Gigliola Martino - mentre dal Cairo il ministro degli Esteri Frattini ha espresso la preoccupazione delle autorità per le sorti di tre connazionali, tra cui due funzionari delle Nazioni Unite, dei quali non si hanno più notizie. Secondo fonti del ministero degli Esteri, i connazionali contattati finora sono 176, mentre mancano all’appello 21 persone. La Farnesina ha riferito che l’Onu considera "dispersi" i due funzionari di nazionalità italiana, mentre il terzo connazionale di cui anche Frattini ha parlato risulterebbe sotto le macerie di un supermercato. Dopo il panico e il dolore iniziale si sta facendo strada nella popolazione di Haiti un sentimento di rabbia e di frustrazione per la mancanza degli aiuti necessari. Per le strade di Port-au-Prince risuona l’eco dei primi spari e diversi testimoni riferiscono di saccheggi e razzie. In un video diffuso dalla France Presse si vede una rissa fra la popolazione all’arrivo di un elicottero che lancia a terra derrate alimentari e beni di prima necessità. "Se gli aiuti internazionali non arrivano in fretta - dice un sopravvissuto - la situazione peggiorerà rapidamente". "Abbiamo bisogno urgente di acqua e di cibo", spiega un altro haitiano di Port-au-Prince. E un altro ancora accusa: "Sentiamo alla radio che arrivano squadre di soccorso dall’estero, ma non vediamo niente". Un uomo, visibilmente furioso, brandisce un bastone gridando: "Vogliamo più medici e meno giornalisti". Domani arriverà nell’isola il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che intende portare solidarietà ai terremotati e fare una stima del fabbisogno reale della popolazione. Nelle prossime ore è atteso a Port-au-Prince anche il segretario di Stato Usa Hillary Clinton. Il presidente americano Barack Obama ha promesso un impegno a lungo termine. Entro lunedì, ha detto il più alto ufficiale dell’esercito Usa, l’ammiraglio Mike Mullen, è previsto l’arrivo di 9mila-10mila soldati ad Haiti e altri ne potrebbero arrivare in seguito. Haiti non ha esercito, e le sue forze di polizia sono state praticamente annientate dal terremoto. Il mantenimento dell’ordine è quindi affidato interamente alle forze Onu, circa 7mila soldati e 2mila poliziotti, impiegati già dal 2004 nella stabilizzazione del paese. La Francia intanto ha deciso di stanziare due milioni di euro in aiuti alimentari. "Questa somma servirà da una parte a sostenere gli sforzi del Programma alimentare mondiale (Pam) che mirano a soddisfare le necessità della popolazione colpita e, dall’altra a sostenere un progetto dell’ong Action contro la fame per la distribuzione di biscotti proteici a più di 18.000 bambini con meno di cinque anni", ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri Bernard Valero. Nel pomeriggio di oggi, intorno alle 15.30 italiane, è atteso nell’isola il C-130 dell’Aeronautica militare italiana con un ospedale da campo e gli equipaggiamenti sanitari necessari. L’ospedale da campo italiano con le 5 tende pneumatiche e la sala operatoria sarà montato a Port-au-Prince vicino all’ospedale pediatrico San Damien della ong Nph Nuestros Pequenos Hermanos - Fondazione Rava, nella zona dell’aeroporto.
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